20 Novembre 2020

L’IMPORTANZA DI ESSERE PROTAGONISTI DELLA PROPRIA CARRIERA

CAREER COUNSELING

Nel brano Verranno a chiederti del nostro amore, anno 1973, Fabrizio De André – che certamente non ha bisogno di presentazioni – cantava: continuerai a farti scegliere…o finalmente sceglierai?

Tutti noi siamo costantemente chiamati a compiere delle scelte nelle nostre vite: scegliere cosa mangiare, se sposarsi o meno, se avere figli, scegliere un lavoro che rispecchi le proprie aspettative…la lista potrebbe proseguire all’infinito, oscillando tra la necessità di soddisfare i bisogni primari e quella di dare adito alle nostre più ampie aspirazioni. Ma cosa succede se all’ora di cena veniamo bombardati sul nostro profilo Instagram da banner pubblicitari di McDonald’s? Se i nostri genitori ci ossessionano con il loro desiderio di diventare nonni? E se, nel panico della precarietà odierna, accettiamo di svolgere un lavoro che non permette di esprimere davvero il nostro reale talento? Se insomma, come faceva notare De André, siamo ‘scelti’ senza scegliere?

La questione si complica notevolmente se consideriamo quante variabili è necessario valutare oggi quando ci si accinge a compiere una scelta professionale: quali sono i valori a cui voglio dare maggiore priorità? Economici, etici, di status e prestigio, relazionali? Quanto tempo, nelle mie giornate, sono disposto a dedicare al lavoro? Sarei pronto, se necessario, a trasferirmi in un’altra città, distante dai miei affetti?  Domande difficili, dubbi “amletici” che chiamano in causa le nostre abilità decisionali, i nostri valori, i nostri interessi e i nostri bisogni relazionali. 

Per fortuna la psicologia dell’orientamento viene in aiuto: Maria Luisa Pombeni, docente e autrice del libro Orientamento Scolastico e Professionale, definiva nel 1990 l’orientamento come un’azione erogata da professionisti per aiutare la persona a gestire efficacemente e positivamente il proprio rapporto con l’esperienza formativa e lavorativa, supportandola nel processo di scelta.  

Qualche anno dopo il Programma Horizon 2020 dell’Unione Europea, in risposta ai profondi mutamenti dei sistemi economici e di un mercato del lavoro sempre più V.U.C.A. (Volatile, Incerto, Complesso e Ambiguo), ha indicato quale compito principale dei servizi di orientamento quello di aiutare a colmare il gap tra formazione e mondo del lavoro, valorizzando le risorse umane e fornendo un sostanziale contributo nell’acquisizione di capacità e competenze di gestione della carriera per un miglioramento dell’occupabilità.

Oggi, obiettivo della pratica di orientamento professionale è divenuto quello di guidare il cliente verso un percorso di sviluppo mirato al raggiungimento di una più autonoma e responsabile costruzione del proprio progetto di vita (Savickas, M. L., et al., 2009). 

Come prospettare dunque modelli e tecniche d’intervento adeguati alle attuali esigenze socioeconomiche?

Il modello life-design, risultato della collaborazione internazionale tra noti studiosi di orientamento (Savickas M. L., Nota L., RossierJ., Dauwalder J. P., Duarte M. E., Guichard J., Soresi S., Van Esbroeck R., van Vianen A. E.M., 2009) formula cinque presupposti affinché si sviluppi un nuovo paradigma per la progettazione e costruzione di vita nel secolo corrente.

  1. Considerare il cliente e le condizioni contestuali come un’entità dinamica complessa: la vita personale e professionale non andrebbero intese come ambienti dai confini netti e separati, bensì come parti integranti di un processo ‘osmotico’ calato in una determinata fase storico-sociale.
  2. Sostituire alla ‘prescrizione’ l’‘elaborazione’: il Counselor dovrebbe discutere con i clienti su ‘come fare’ e non su ‘che cosa fare’, concentrandosi dunque su strategie per la sopravvivenza e sulle tecniche per farvi fronte piuttosto che sull’aggiunta di informazioni o contenuti.
  3. Erogare un intervento di Counseling iterativo, che perduri nel tempo: la progettazione di vita è un processo complesso e non risolvibile in tempi estremamente ridotti.
  4. Promuovere nel cliente la costruzione della propria soggettività, non conforme a norme o principi ampiamente condivisi: ogni storia di vita è una narrazione unica e singolare, non deve rispondere ad alcuna ‘obiettività scientifica’.
  5. Modellare la consulenza in funzione del singolo individuo, abbandonando la pretesa di adottare trattamenti standardizzati, descritti a priori e validi per tutti.

COME CAMBIARE CARRIERA?

Negli ultimi 33 anni mi sono guardato allo specchio ogni mattina e mi sono chiesto: “se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare ciò che sto per fare?”, e ogni volta che la risposta è stata “no” per troppi giorni di fila, ho capito che bisognava cambiare qualcosa.

Steve Jobs, fondatore di Apple

Se siete arrivati sin qui, dunque, vi sembrerà pressoché evidente l’importanza di coinvolgere un professionista del settore, da ora in poi Career Counselor, in grado di supportarvi nel complesso ma sfidante percorso di re-design della vostra vita professionale.

La prima cosa da tenere a mente è che “la carriera non si persegue, ma si costruisce tramite le scelte che l’individuo compie, le quali esprimono le autorappresentazioni personali e definiscono gli obiettivi individuali relativi alla realtà sociale dei ruoli lavorativi” (Savickas M. L., 2009).

Nel rivolgersi a un Career Counselor, quindi, bisognerà anzitutto: parlare! Narrarsi rappresenterà lo strumento principale per acquisire consapevolezza delle proprie rappresentazioni sociali e lavorative e muovere quindi verso la ridefinizione dei propri obiettivi.

“Si, ma di cosa parlerò esattamente al mio Counselor”? 

  • Interessi, bisogni, valori individuali: cosa mi piace e mi gratifica? Cosa è necessario per me soddisfare? Cosa mi guida, quali sono i miei principi?
  • Contesto: dove mi trovo adesso? Qual è lo scenario di mercato intorno a me? Dove vorrei essere? Che tipo di cultura organizzativa potrebbe fare al caso mio?
  • Sviluppo maturativo: che fase di vita sto attraversando? Sono giovane e indipendente o mi accingo alla costruzione di un nucleo familiare? Di che tipo di stabilità ho bisogno?

Il Career Counselor, adottando un atteggiamento educativo-formativo e sulle base del materiale raccolto durante gli incontri, sarà in grado di supportare il cliente nell’organizzazione delle informazioni e nella condivisione delle responsabilità, co-costruendo insieme obiettivi perseguibili, strategie e azioni percorribili.   

Ricordate infine che per massimizzare l’efficacia di un intervento di Counseling sarà necessario considerarlo non soltanto in funzione della necessità contingente ma soprattutto in ottica life-long, olistica e preventiva. 

E soprattutto: siamo noi i protagonisti attivi del nostro futuro! Diffidiamo da chi ci offre ricette ‘perfette’ e soluzioni preconfezionate. 

Homo faber fortunae suae!

Giulia Carroccio
Psicologa del lavoro – Education Specialist 

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