6 Novembre 2020

LA DIPENDENZA DA LAVORO E LA RIDUZIONE DELLA QUALITÀ DI VITA

WORKAHOLISM

Il novero delle sindromi comportamentali si è di gran lunga ampliato nel corso del tempo, sia per la maggiore attenzione dei ricercatori verso condizioni prima sottovalutate sia per il naturale cambiamento delle società in cui viviamo che inevitabilmente genera nuovi comportamenti disfunzionali.

La sindrome da dipendenza da lavoro (workaholism) è un disturbo ossessivo-compulsivo che, come le altre patologie della stessa famiglia, riduce drasticamente la qualità della vita. A differenza però di molte altre dipendenze l’oggetto dell’ossessione non è esterno, come nel caso della dipendenza da sostanze, ma legato a un’ossessione mentale che scatena comportamenti compulsivi.

E’ facile pensare a qualcuno, o forse anche a noi stessi, che viene inghiottito dal lavoro e non riesce in alcun modo a staccarsi da esso, tanto che anche durante il tempo libero l’ossessione  del lavoro prevale su tutti gli altri pensieri consumando le energie psico fisiche.

Le cause scatenanti di questo disturbo (eziologia) meritano sicuramente analisi e riflessioni di carattere medico-scientifico e possono essere ricercate sia nelle dinamiche o predisposizioni interne agli individui sia nei meccanismi innescati dall’esterno, ovvero dal contesto socio lavorativo specifico in cui vivono.

Risulta semplice constatare come la natura del lavoro odierno, specialmente per la maggior parte della popolazione che è impiegata nel settore terziario (servizi), è pervasivo, dilatato nei tempi e nei luoghi di svolgimento. Ciò è dovuto certamente all’esponenziale sviluppo tecnologico ma anche alla tipologia dei lavori svolti, che comprendono sempre più attività legate ad analisi, progettazione, ideazione e relazioni. L’investimento di energie mentali si protrae ben oltre le ore lavorative “standard” e impone spesso di riflettere e ripensare alle attività svolte o da svolgere e a rimanere connessi con le reti di relazioni lavorative.

Il risultato, anche nei casi di dipendenza meno estremi, è un generale impoverimento delle attività ed energie da destinare all’ambito privato e personale, con conseguente acuirsi di disturbi d’ansia, sbalzi d’umore e irascibilità, distaccamento emotivo, disturbi alimentari e crisi del tutto assoggettabili all’astinenza da sostanze.

Come molti disturbi ossessivo-compulsivi le persone possono essere consapevoli dello stato patologico in cui versano, ma come per ogni dipendenza la sola consapevolezza del problema non basta, soprattutto quando l’ambiente alimenta costantemente la dipendenza stessa, ed è innegabile come il lavoro sia indispensabile e sempre presente nella vita delle persone.

IL RUOLO DELLE AZIENDE

Le aziende hanno, rispetto a questa tematica, un ruolo fondamentale e dovrebbero adottare strategie attive per migliorare la qualità del lavoro e della vita extralavorativa dei propri dipendenti. Questo non solo per una ragione etico-sociale, ma perché avere dipendenti con un sano equilibrio lavoro-vita privata significa avere delle risorse umane motivate, produttive, meno soggette a patologie lavoro correlate e soprattutto che non matureranno la voglia di andar via dall’azienda come tentativo, spesso infruttuoso, di uscire da situazioni di disagio a volte solo in parte generate dall’azienda in cui si lavora.

Dunque è necessario e auspicabile che le aziende adottino processi flessibili, atti a una migliore gestione del tempo e basati sul raggiungimento di obiettivi. Sarebbe ottimale inoltre fornire feedback e valutazioni in maniera continuativa o con intervalli non troppo lunghi, in modo da diluire nel tempo la normale ansia che si genera quando i dipendenti sono consapevoli di essere valutati su attività i cui risultati saranno misurabili dopo mesi di lavoro. 

Infine, un aspetto fondamentale su cui ogni azienda dovrebbe puntare è la creazione di un clima lavorativo sereno, in cui gli obiettivi assegnati siano chiari, contestualizzati all’interno di processi più ampi e realizzabili, dove la circolazione del know how risulti naturale e dove i rapporti interpersonali siano basati sulla cooperazione e inclusione.

Siamo consapevoli che non è sempre possibile creare e gestire aziende funzionali in tutti i loro aspetti ma è necessario che tutti gli attori coinvolti sviluppino una maggiore sensibilità rispetto a tematiche cruciali riguardanti il benessere organizzativo.

Cerchiamo, nel nostro lavoro quotidiano come consulenti HR, di fornire gli strumenti sia ai dipendenti sia alle aziende, spesso immateriali e legati a una visione esterna e imparziale delle organizzazioni, per generare un miglioramento generale delle pratiche, dei processi e del clima aziendale. 

Simone Di Grazia

Head Hunter

Responsabile selezione mifhr

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